lunedì 14 luglio 2014

Sentinelle ambientali, le Api nell'Agro Pontino


L’Agro Pontino è riconosciuto in Italia per la produzione di miele di eucalipto

Alberi sempreverdi svettano sull’Agro, gli Eucalipti hanno tracciato un ruolo importante nella storia. Sono stati i monaci della tenuta Tre Fontane di Roma nel 1869, a coltivarli per primi, quando si pensava che gli effluvi aromatici potevano sanare l’aria insalubre malarica, probabilmente la regressione di quest’ultima, avvenne anche per l’azione di assorbimento delle acque stagnanti, impedendo la riproduzione dell’anofele. Così anche per la bonifica delle terre pontine, la piantumazione dell’Eucalyptus camaldulensis, insieme ad altre varietà: robusta, amygdalina, botryoides, viminalis, è stata determinante. Mille Km di fasce frangivento a protezione dell’ambiente agricolo, hanno permesso agli apicoltori locali di specializzarsi. 

Prima del disastroso attacco della Psilla Lerp, la produzione di miele era elevata. Oggi, con la perdita della metà dei Km di eucalipti, c’è una lenta ripresa, ma la moria di api, dovuta all’uso massivo dei pesticidi in agricoltura (fitofarmaci ai neonicotinoidi), ha portato ad uno spopolamento delle colonie. La provincia di Latina registra ottomila alveari, a confronto dei ventimila presenti negli anni passati. Bassa è la produzione di polline, causa della scarsa biodiversità agricola, sono previlegiate le essenze uniflorali. 

Valerio Piovesan con il corso di Apicultura
Valerio Piovesan, apicoltore da trent’anni, ci racconta. “Ho iniziato per passione con pochi alveari, stimolato dagli amici, ho intrapreso questa strada con il piacere di fare del bene”. Un piacere buono e dolce, il miele è un alimento sano. Continua Valerio: “Le api mi hanno insegnato a sentire le stagioni, mi hanno fatto riassaporare quei ritmi che nella frenesia della vita moderna sono andati in fumo”. Le api sono una meraviglia, non solo per Alice Rohrwacher, regista italiana premiata al Festival di Cannes con il film sulle api. L’apicoltura, è sostenibilità, salute, e promozione della biodiversità, ma soprattutto un mestiere, e Valerio propone una soluzione per le sciamature: “Il fenomeno a maggio è stato abnorme, con un call-center per il recupero degli sciami si fornisce un servizio prima di tutto e un lavoro per i giovani apicoltori che vogliono incrementare l’apiario”. Un’altra proposta viene dal mondo dell’Associazionismo apistico. 

Il 28 maggio presso l’Istituto zooprofillattico si è discusso sulle competenze territoriali delle Asl veterinarie, sui contratti tra apicoltore e agricoltore e sulla legge regionale 159/2013. Secondo Valerio, c’è molto da fare a livello normativo per tutelare l’apicoltura. “La pratica dell’impollinazione nelle serre di meloni, cocomeri e fragole ha introdotto un sistema di business per apicoltori di altre regioni. La gran parte delle famiglie di api funzionali solo a questo scopo muoiono, le Asl perdono il controllo delle colonie sul territorio e il rischio di contaminazioni con api malate o deboli aumenta, provocando un danno per noi apicoltori stanziali”.

Articolo pubblicato su "Il Chinino" numero 2 anno IV - Giugno 2014
rubrica Agri Cult di Gianpaolo Danieli

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