sabato 18 maggio 2013

Tra profumi e colori, torna l'infiorata Pontina



Articolo di Gianpaolo Danieli
Rubrica Agri-Cult
Fotografia di Fabrizio Bellachioma

Torna al parco del Cinquantenario la quarta edizione di Pontinia in Fiore. L’evento organizzato dal Comune di Pontinia in collaborazione con la Pro-Loco, prevede per questa edizione un aumento di affluenza, trenta standisti parteciperanno ai tre giorni di fiera. L’esplosione della primavera, anche se quest’anno partita a rallentatore, porterà un’invasione di fiori e piante da tutto l’Agro Pontino e dalla provincia di Roma. Ogni espositore avrà una specie diversa, ci saranno rose, erbe aromatiche, piante da giardino, grasse e carnivore, aloe, passiflore, peonie, piante acquatiche e mediterranee. Non mancheranno le piante da frutto, celebri nei nostri cortili e orti di casa, neanche le specie innovative come la Tillandsia, una pianta che trae il suo nutrimento dall’umidità dell’aria, utile come biorilevatore di inquinanti atmosferici.

Questo è l’anno decisivo che stabilisce l’importante traguardo raggiunto con la fiera, nata dall’idea di Mariano Colicchia, esperto floricoltore di Pontinia. Dal 1978 produce fiori, specializzandosi nel tempo in orchidee. Pontinia nonostante sia a vocazione agricola, è ancora poco sensibile ad accogliere i fiori come un adeguato ornamento al razionalismo storico architettonico. I fiori, con le loro forme e i vividi colori possono addolcire le rigide proporzioni geometriche degli edifici.

Inoltre, la floricoltura è un settore che permette a molti produttori italiani e in particolare qui, nell’Agro Pontino, di lavorare anche in un periodo di crisi economica. «Oggi è difficile – racconta Colicchia – perché la crisi economica è ormai condivisa da tutti e il lavoro è in calo, ma noi “floricultori” pontini abbiamo una carta da giocare a nostro vantaggio, infatti la coltivazione di piante mediterranee ci permette di esportare i nostri fiori all’estero, dove sono molto richiesti». La nostra risorsa è il Mediterraneo, con il suo clima e la sua vegetazione. A livello ambientale coltivare piante autoctone è un bene, in quanto favorisce il ripopolamento delle specie animali, consente di ricorrere meno a pratiche intensive di concimazione e irrigazione e così, la diminuzione dell’impatto ambientale, permette alle aziende anche di risparmiare. Il pollice opponibile è l’unico dito che ci differenzia dai primati, se fosse verde rappresenterebbe l’idea dell’uomo evoluto in un era dove il nostro antropomorfismo sta allertando la vita del pianeta. Riscoprire il pollice verde è un gesto di rispetto per l’ambiente, aumenta la sensibilità; mentre le molteplici e differenti risorse del nostro territorio agricolo, potremo conoscerle meglio con l’inaugurazione della quarta fiera florovivaistica il 31 maggio prossimo. 

Pubblicato su Il Chinino N°2 Anno III Maggio 2013
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