Ieri venerdì 22 marzo presso il Museo dell’Agro Pontino è stato
presentato il progetto REWETLAND (Widespread introduction of constructed
wetlands for a wastewater treatment of Agro Pontino), finanziato dalla
Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE+ 2008. Il progetto dimostrativo e sperimentale di
fitodepurazione delle acque, prevede la redazione di un Programma integrato di
Riqualificazione Ambientale nell’Agro Pontino, territorio caratterizzato da
condizioni critiche d’inquinamento dei corpi idrici, dovute principalmente
all’attività agricola intensiva. Obiettivo del progetto è sperimentare e
sviluppare una serie di trattamenti biologici per la riduzione dell’inquinamento
diffuso da fitofarmaci e la bio-attenuazione dei carichi inquinanti attraverso
l’impiego di strumenti di fitodepurazione diffusa quali fasce ecotonali,
ecosistemi filtro e zone umide artificiali. Nella seconda tappa di presentazione del progetto, si
è parlato d’interventi che si attueranno su tutto l’Agro Pontino (circa 700
kmq), operando perciò non su un singolo corso d’acqua, ma considerando l’intera
rete dei canali di bonifica (2200 km) come un unico oggetto d’intervento, cosa
che presuppone un cambio radicale nelle tecniche attuali di manutenzione dei
canali e in generale di gestione del territorio e del paesaggio. Non è solo un
progetto a carattere scientifico, il fattore culturale e politico non è da
escludersi. Perché c’è da considerare e avere quell’onesta intellettuale di
dire che la grave situazione d’inquinamento che viviamo oggi è dettata da
scelte amministrative territoriali sbagliate e dall’insieme di comportamenti
errati nella produzione agricola intensiva. Le leggi possono essere mediatrici,
ma il punto di partenza sono i comportamenti umani. Così come in Europa che non
vengono al momento vietati i pesticidi killer delle api (e dell’uomo), anche
qui da noi nel Pontino, molte prassi inquinanti sono fatte passare senza
controlli e con l’assenza di leggi specifiche che limitino l’inquinamento.
Secondo l’articolo, preso dalla pagina web di Informare per Resistere, imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam sono i principali
pesticidi che uccidono le api, e il parlamento Europeo composto dai ventisette
stati, in quest’ultima seduta non li ha messi al bando. I tredici voti
favorevoli dei paesi tra cui l’Italia, non sono serviti a vietare i tossici
veleni. La Commissione, ora può elaborare una nuova proposta o sottoporre
l’attuale a un più alto organo di rappresentanza degli Stati membri. “Ora
l’Italia e la Commissione Europea non devono piegarsi alla pressione di aziende
quali Syngenta e Bayer”, spiega la responsabile Greenpeace Federica Ferrario.
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