sabato 20 ottobre 2012

Le libertà di oggi e i mainstream di domani. L'incontro con Vandana Shiva il 9 ottobre a Roma


Martedì 9 ottobre scorso a Roma presso il palazzo Valentini, al centro della città eterna si è svolto un incontro importante per il nostro futuro. Vandana Shiva presidente di Navdanya - il movimento attivo dal 1991 - ha portato dall’India una ventata di reazionismo pacifico, raccontando il lavoro di protezione della diversità e l’integrità delle risorse viventi, specialmente dei semi autoctoni in via di estinzione a causa della diffusione delle coltivazioni industriali. La scienziata, filosofa, ambientalista indiana ha presentato il rapporto internazionale sulla sovranità dei semi davanti ad una nutrita platea seppur piccola, vista l’importanza e la location scelta. Non c’era dubbio che in pochi potessero partecipare, la notizia dell’evento è stata boicottata dai padri dei media mainstream, differenti i social network che hanno fatto rimbalzare la notizia da tempo. E’ lecito pensare che l’attività dei singoli a breve vincerà sui grandi colossi dell’informazione. E’ indispensabile augurarsi che il rapporto internazionale promosso da Vandana Shiva e creato insieme alla rete globale per la libertà dei semi, possa sovvertire le norme delle cinque multinazionali dell’economia dell’estorsione: Monsanto in primis, seguita da Pioneer, Syngenta, Bayer e BASF. Le energie si stanno concentrando e dal 2 al 16 ottobre, il movimento ha dato il via a un percorso di “Seed Freedom” ovvero, la campagna di sensibilizzazione per diffondere la necessità di conservazione e lo scambio di semi. "I semi sono la fonte della vita e il primo anello della catena di produzione del cibo — ha ricordato Vandana Shiva — controllare i semi significa poter controllare le nostre vite, il nostro cibo e la nostra libertà”. L’incontro condotto e voluto dalla provincia di Roma, è stato seguito anche da un piccolo gruppo di persone di Latina appartenenti all’associazione vegana. Vandana non era sola, a partecipare insieme con lei, anche Peciola della commissione ambiente ha dichiarato: "La voracità delle multinazionali vuole mettere a valore il fondamento del ciclo naturale, privatizzare i semi è un crimine contro la natura e l’umanità e vuol dire mettere a rischio la nostra sovranità alimentare". Presenti anche Pietro Perrino, responsabile della Banca germoplasma di Bari, Mariagrazia Mammuccini responsabile di Navdanya Italia, per anni ha diretto i lavori di Arsia, l’agenzia re­gionale che ha condotto le innovative azioni della Toscana per la tutela della biodiversità. E se la Toscana viaggia a velocità elevate, qui nel Lazio, sono gli Orti urbani a fare da “veri santuari delle sementi”. Nulla si può sapere, al momento della provincia di Latina. Ancor di meno del territorio di Pontinia, dove l’unica realtà agricola che emerge sulla stampa è la crisi decennale della zootecnia. E’ evidente che il gap comunicativo deve esser colmato. Tutti devono conoscere la realtà di oggi per preservare il futuro della nostra alimentazione. Dalla comunicazione, si deve ripartire.  Per questo attraverso queste righe, l’invito è rivolto a chiunque voglia partecipare a informare gli agricoltori, le aziende, i sindacati e gli amministratori del vuoto comunicativo che si è generato in questi ultimi venti anni, per quanto riguarda la coscienza etica sulla biodiversità e la libertà dei semi. Sono tante le azioni di sensibilizzazione in queste due settimane di “Occupy Seed”. Azioni che non si fermeranno il 16 ottobre, ma che continueranno a far vivere come tanti piccoli semi.

Artticolo pubblicato su "Il Settimanale di Latina"
il 13 ottobre 2012
Gianpaolo Danieli

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