Martedì 9 ottobre scorso a Roma presso il palazzo Valentini,
al centro della città eterna si è svolto un incontro importante per il nostro
futuro. Vandana Shiva presidente di Navdanya - il movimento attivo dal 1991 -
ha portato dall’India una ventata di reazionismo pacifico, raccontando il
lavoro di protezione della diversità e l’integrità delle risorse viventi,
specialmente dei semi autoctoni in via di estinzione a causa della diffusione
delle coltivazioni industriali. La scienziata, filosofa, ambientalista indiana
ha presentato il rapporto internazionale sulla sovranità dei semi davanti ad
una nutrita platea seppur piccola, vista l’importanza e la location scelta. Non
c’era dubbio che in pochi potessero partecipare, la notizia dell’evento è stata
boicottata dai padri dei media mainstream, differenti i social network che
hanno fatto rimbalzare la notizia da tempo. E’ lecito pensare che l’attività
dei singoli a breve vincerà sui grandi colossi dell’informazione. E’
indispensabile augurarsi che il rapporto internazionale promosso da Vandana
Shiva e creato insieme alla rete globale per la libertà dei semi, possa
sovvertire le norme delle cinque multinazionali dell’economia dell’estorsione: Monsanto
in primis, seguita da Pioneer, Syngenta, Bayer e BASF. Le energie si stanno concentrando
e dal 2 al 16 ottobre, il movimento ha dato il via a un percorso di “Seed
Freedom” ovvero, la campagna di sensibilizzazione per diffondere la necessità
di conservazione e lo scambio di semi. "I semi sono la fonte della vita e
il primo anello della catena di produzione del cibo — ha ricordato Vandana
Shiva — controllare i semi significa poter controllare le nostre vite, il
nostro cibo e la nostra libertà”. L’incontro condotto e voluto dalla provincia
di Roma, è stato seguito anche da un piccolo gruppo di persone di Latina
appartenenti all’associazione vegana. Vandana non era sola, a partecipare
insieme con lei, anche Peciola della commissione ambiente ha dichiarato: "La
voracità delle multinazionali vuole mettere a valore il fondamento del ciclo
naturale, privatizzare i semi è un crimine contro la natura e l’umanità e vuol
dire mettere a rischio la nostra sovranità alimentare". Presenti anche
Pietro Perrino, responsabile della Banca germoplasma di Bari, Mariagrazia
Mammuccini responsabile di Navdanya Italia, per anni ha diretto i lavori di
Arsia, l’agenzia regionale che ha condotto le innovative azioni della Toscana
per la tutela della biodiversità. E se la Toscana viaggia a velocità elevate,
qui nel Lazio, sono gli Orti urbani a fare da “veri santuari delle sementi”.
Nulla si può sapere, al momento della provincia di Latina. Ancor di meno del
territorio di Pontinia, dove l’unica realtà agricola che emerge sulla stampa è
la crisi decennale della zootecnia. E’ evidente che il gap comunicativo deve
esser colmato. Tutti devono conoscere la realtà di oggi per preservare il
futuro della nostra alimentazione. Dalla comunicazione, si deve ripartire. Per questo attraverso queste righe, l’invito è
rivolto a chiunque voglia partecipare a informare gli agricoltori, le aziende,
i sindacati e gli amministratori del vuoto comunicativo che si è generato in
questi ultimi venti anni, per quanto riguarda la coscienza etica sulla
biodiversità e la libertà dei semi. Sono tante le azioni di sensibilizzazione
in queste due settimane di “Occupy Seed”. Azioni che non si fermeranno il 16
ottobre, ma che continueranno a far vivere come tanti piccoli semi.
Artticolo pubblicato su "Il Settimanale di Latina"
il 13 ottobre 2012
Gianpaolo Danieli
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