mercoledì 29 agosto 2012

E sul finire dell'estate, "Mi sono rotto il Cazzo"

dal sito: http://www.lostatosociale.it

Che fine hanno fatto le giovani band che si mettono in gioco senza se e senza ma? 

Quando li vedo con chitarre in spalla, piccoli amplificatori saturi di gain, con le loro emozioni e i testi disinvolti, mi commuovo, penso che in fin dei conti c’è ancora qualcuno che si vuole bene. Il fatto è che questa estate non si son fatti sentire, forse sono in via di estinzione? 

Pontinia e le sue “feste mangerecce” ha allontanato le giovani band rock e il tessuto sotterraneo di musicisti in erba, difficilmente emerge. Uscire allo scoperto è un’impresa che va oltre i limiti dell’apparenza, un po’ per gli spazi e anche soprattutto per la mancanza di una cultura aperta a nuovi impulsi. Le cover band sono il frutto essiccato di un simbolo musicale già vissuto. Abbiamo bisogno di frutta fresca, da assaporare. Mi auguro che queste poche righe servino a voi musicisti a uscire dal garage o dalla cantina proponendo i vostri demo. 

Un’Estate torrida ha fotografato in me un’immagine poco ottimista. Non è solo colpa della calda stagione, ma un po’ tutta la situazione, allora per stemperare e rinforzare questo stato d’animo tendente al cinismo, non potevo che ascoltare a ruota “Mi sono rotto il Cazzo” brano tratto dall'album “Turisti della democrazia”, della band bolognese Lo Stato Sociale. Spigliante electro-wave recitato da Lodo Guenzi che di mestiere fa l’attore, con carica dissacrante di ironia e sferzante sarcasmo, narra tutti i luoghi comuni dei ragazzi e le mode che infarciscono lo status quo, ma non si arresta, l'onda è lunga e copre anche la politica e il sociale. Le influenze underworldiane di Alberto Guidetti e il basso di Alberto Cazzola gettano il brano in un drumfunkwave. 

Tantissime le frasi che incidono i polsi del perbenismo: “Mi sono rotto il cazzo di quelli che vogliono andare un anno all’Estero, ma prima tre mesi da cameriere, così guadagno qualche soldo/svegliati stronzo che sono trent’anni che mamma ti mantiene e gli dispiace pure che vai a fare il cameriere”. Una critica feroce sul sistema dove i giovani sono caduti dentro come in una trappola. “Lo Stato sociale”, rappresentano il nuovo cantautorato indie italiano. Parole in musica per far emergere pensieri e in questo caso situazioni che noi italiani abbiamo perso di vista. Equità, solidarietà, servizi e diritti sono lo stato sociale in cui dovremmo vivere. 

Pubblicato nella rubrica "JumpAroundMusic" de Il Chinino
in uscita giovedì 30 Agosto 2012

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